Il
territorio dove fu fondata la colonia greca di Cuma fu abitato fin dall’età preistorica. Fra tutte le colonie
greche della Magna Grecia, Cuma, situata sulla costa della Campania, di fronte
all’isola d’ Ischia, fu certamente una delle più antiche. La sua
fondazione risalirebbe al 740 a.
C., preceduta da quella di Ischia [ Pithekoùssa] che risalirebbe al 770 a.
C. Ischia fu un notevole centro artigianale e commerciale greco con interessi
verso l’Etruria ed il Lazio, ed inoltre
era ricchissima di giacimenti di argilla per la fabbricazione dei vasi.
Secondo il mito, i fondatori di Cuma sarebbero stati gli
ecisti (fondatori) Ippocle e Megastene. I fondatori di Cuma
trovarono un terreno particolarmente fertile ai margini della pianura campana,
ma, pur continuando le loro tradizioni marinare e commerciali, i coloni greci
di Cuma rafforzarono il loro potere politico ed economico anche grazie allo
sfruttamento della terra, estendendo il
loro territorio a danno dei popoli confinanti.
L’etimologia di Cuma, potrebbe essere appunto legata a questa straordinaria
fertilità del suolo, anche se la questione è molto complessa, perché si
scontrano tradizioni mitiche differenti, ma al tempo stesso suffragate da
testimonianze per vari versi
convincenti. Senza entrare nel merito
della diatriba, possiamo affermare che l’ interpretazione dell’etimologia di
Cuma è
basata sulle testimonianze delle
più antiche monete della città, che riportavano l’iscrizione “KVME” o
“KVMAION”. In breve sintesi, e secondo
un’ipotesi largamente condivisa, il toponimo rimanderebbe al concetto di
“fertilità”. Infatti, “Kvme” significherebbe “gonfiare”, o “essere
gravida”: il che rinvia al concetto di
una “Dea Madre”, simbolo della fertilità: “colei che è ripiena del frutto del
concepimento”. Questa etimologia sembra essere corretta ed estremamente
convincente.
Tuttavia,
accanto ad essa, le antiche monete
di Cuma ripetono anche l’effigie della dea
Atena con l’elmo, il che ha comportato l’ipotesi di una correlazione tra
“KVME” e il termine Amazzone (in
greco “Kyme”), anche perché è stato ipotizzato che la donna guerriera effigiata sulle monete fosse
appunto “Kyme”, ossia una famosa amazzone della città di “Kyme” nell’Eolide in Grecia.
Del resto, è stata sottolineata anche la “dimestichezza” dell’antica Cuma con
le leggende relative alle amazzoni, che erano famose nel mondo antico come fondatrici di città ( M. Caccamo Caltabiano).
Nel corso
dei secoli, Cuma stabilì il suo predominio su quasi tutto il litorale della
Campania, scontrandosi inevitabilmente con gli Etruschi di Capua, che però furono sconfitti. In seguito i
Cumani allargarono la loro colonizzazione interna, fondando una città dalla
storia illustre, ossia Neapolis ( l’attuale Napoli ). Con
la conquista Romana della Campania (IV
secolo a. C.), Cuma fu altresì insignita
del titolo di “civitas sine suffragio”
[città senza diritto di voto]. Con l’avvento di Annibale, Cuma si schierò con i Romani, ai quali rimase fedele
nelle lunghe battaglie contro i Cartaginesi, diventando infine “municipium”,
termine con cui s’indicava una “città libera”.
.
Nel corso
delle le guerre civili che travagliarono
Roma per molti anni, Cuma fu un
importante avamposto militare dell’imperatore Augusto, che fece di essa
uno dei suoi luoghi preferiti di vacanza e di riposo. Dopo la caduta dell’Impero Romano, nel
periodo delle incursioni barbariche,
Cuma, posta su una collina inaccessibile e fortificata, resistette
efficacemente alle incursioni dei barbari. Nel corso della guerra gotica, Cuma
fu conquistata dai Bizantini, e in
seguito dai Longobardi e dai Saraceni, diventando una loro
roccaforte fino agli inizi del XIII secolo, quando furono sgominati.
Il declino,
l’abbandono della città e la sua definitiva
scomparsa furono dovuti all’impaludamento della zona; le paludi ricoprirono per secoli le tracce
dell’antica civiltà cumana, che fu
riportata alla luce dagli scavi archeologici, con il ritrovamento di molti
manufatti, come collane in pasta di
vetro, scarabei, una statuetta egiziana di maiolica verde, ed infine
alcuni “skyphoi” (vasi). Le più antiche testimonianze della città greca furono scoperti sull’acropoli, con
edifici consacrati certamente ad Apollo “divinità protettrice di Cuma), e a
Zeus. Nella prima metà del XX secolo fu fatta anche la scoperta della famosa
grotta dove la celebre “Sibilla Cumana”, ispirata da Apollo, pronunciava i suoi
vaticini inappellabili, che la resero famosa in tutto il mondo antico.
Fonti:
M. Caccamo
Caltabiano, “KVME-ENKYMON. Riflessioni storiche sulla tipologia, simbologia e
cronologia della monetazione cumana”, in Archivio
Storico Messinese, III Serie. Vol. XXX. Anno 1979, pp. 19 sgg.
"Città e villaggi italiani", il blog che ti fa conoscere la storia delle città italiane, anche di quelle "scomparse", come Cuma, per esempio.
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