martedì 25 ottobre 2016

Italia Sacra: da “Campus Malduli” a Camaldoli



L'Eremo di Camaldoli è situato a oltre 1000 metri sul livello del mare, e può  essere raggiunto da vari luoghi, come  Badia Prataglia,  Serravalle di Bibbiena,  Poppi  e  Pratovecchio; esso è completamente circondato di abeti, che danno al luogo un fascino mistico di notevole suggestione. Il Monastero è raccolto attorno a un chiostro di stile montano, ovvero con due ordini di archi a tutto sesto, poggianti su colonne con capitelli ionici. Due ordini sono orientati verso il sole, mentre gli altri due esposti a Est e a Nord sono aperti da finestre ad arco. Al piano superiore vi sono i corridoi che corrono lungo il perimetro del chiostro e nel quale si trovano le celle dei monaci. Il refettorio del 1609 è caratterizzato dal manierismo toscano ed è arredato da tavoli e stalli in noce. La parete di fondo è occupata da una grande tela dipinta nel 1611 da Cristoforo Roncalli (Il Pomarancio).

L’ultima esperienza di San Romualdo, prima di raggiungere la sua cella nell’Eremo vicino al monastero di Valdicastro dove morirà, fu il  Campus  Malduli,  dove egli formerà cinque monaci alla vita eremitica, dando così vita al nucleo del Sacro Eremo di Camaldoli, famosa per il monastero costruito sul terreno donato dal Conte di Arezzo Maldolo a san Romualdo. Quel terreno era detto Campus Malduli, e per corruzione dialettale Camaldoli:

“Enitet  ille locus qui dicitur Campo Malduli, campus speciosus et amabilis, ubi sunt septem purissimi fontes et amoena virecta” [Spicca  quel luogo che è detto Campo Malduli, un campo bello e amabile, dove scorrono sette fonti limpide e ci sono ameni luoghi verdeggianti] ( G. Vedovato).

Alcuni studiosi ritengono che il nome derivi dall'amenità del luogo, definito altresì come Campus Amabilis, come del resto leggiamo in una Bolla papale, dove Camaldoli è appunto detto Campus Amabilis:

 “Girolamo da Piaga e il padre Agostino Fiorentino, e  Arnoldo Vion pretendono che il nome di Camaldoli derivi da un certo Maldolo,  che donò il campo a San Romualdo per fondare qui il suo cenobio; cosicché il luogo fu detto Campum Malduli e Casam Malduli e poi Camalduli. Ma il Sommo Pontefice Alessandro II nella  costituzione data a quest' ordine religioso pare che  derivi il nome da Campus Amabilis, che così era chiamato prima che  San Romualdo si stabilisse in quel luogo. Il titolo di tale costituzione data in Lucca il 29 ottobre 1072 è questo:

Approbatio Congregrationis monacorum Eremitarum Camaldulensium alius Campi Amabilis Ordinis sancti Benedirti (Approvazione della Congregazione dei monaci eremiti camaldolesi altrimenti detto Campo Amabile dell’Ordine di San Benedetto)”. Non è del tutto inverisimile, si legge ancora nei Fasti della chiesa che il campo dato da Maldulo al nostro Santo fosse definito amabile.  ( I Fasti della chiesa nella vita dei santi).

L’etimologia è suggestiva, tuttavia è più probabile che il toponimo si riferisca al nome del donatore, ovvero al Conte Maldolo, da cui Campus Maldoli [=Camaldoli]. Romualdo di Ravenna arrivò nel territorio di Arezzo verso la fine della sua vita; qui le sue idee relative a una riforma morale della chiesa si incontrarono favorevolmente con quelle del Vescovo di Arezzo, Teodaldo di Canossa [1023-1036], su suggerimento del quale S. Romualdo fondò, intorno al 1027, l'Eremo di Camaldoli.

Nella Consuetudo Camaldulensis la fondazione del Monastero fu raccontata in questi termini:

Notificamus itaque vobis, fratres carissimi, quod predicta Camaldulensis heremus a sancto patre Romualdo heremita, Santo suggerente Spiritu, precatu reverentissimi  Teodaldi Aretini episcopo, edificata est cum quadam basilica, quam predictus  episcopus in honore sancti Salvatoris  consecravit  millesimo XXVII anno ab eiusdem incarnationis [ Vi informiamo, fratelli carissimi, che il predetto eremo di Camaldoli, fondato con una basilica dal santo padre Romualdo, per volontà dello Spirito Santo e del reverendo Vescovo Teodaldo di Arezzo, fu consacrato dal predetto Vescovo nell’anno 1027 dall'incarnazione di Cristo] (L. Licciardello).

 Come dicevamo sopra, San Romualdo istruì a Camaldoli cinque monaci, che poi lasciò per finire la sua vita a Valdicastro. Egli impose ai confratelli, che lo riconobbero come loro guida spirituale, una regola che si ispirava fortemente a quella benedettina, poi perfezionata nel corso dei secoli. La nascita giuridica dell'Ordine Camaldolense risale alla Bolla  di Papa Pasquale II [ Gratias Deo, 1113 (o 1114)]:

Edit praeditus Paschalis episcopus servus servorum Dei venerabili filio Guidoni  priori [...]: Praecipimus ac praesentis decreti auctoritate sancimus ne cuiquam omnino personae clerico monacho layco cujuscumque ordinis aut dignitatis praesentibus aut futuris temporibus liceat congregationes illas et loca illa quae Camaldulensis eremi sive coenobii disciplinam et ordinem susceperunt ...  ullomodo subjectione et unitate dividere [...]   [Così parlò il Predetto Papa Pasquale, Servo dei servi di Dio al Venerabile figlio Guidone, Priore di Camaldoli: Ordiniamo che a nessuno, chierico, monaco e laico di qualsiasi condizione e dignità, sia permesso oggi e nei tempi futuri di sottomettere o dividere i luoghi dove sorge l'Eremo di Camaldoli] (Monumenta Historiae Patriae).

Dopo il 1027, con la morte di Romualdo il monastero–eremo di Camaldoli diventò la Casa Madre di una congregazione che accrebbe il proprio patrimonio fino al XIII secolo. Le fonti che raccontano la nascita dell’Eremo di Camaldoli sono varie e contrastanti, ma sicuramente la più autentica e attendibile è  il diploma con cui Teodaldo di Canossa, vescovo di Arezzo nel 1027,  donava al venerabile eremita Pietro Dagnino, discepolo di Romualdo,  l’oratorio di San Salvatore. Così si formò una congregazione monastica che fu riconosciuta nel 1027e dalla Bolla Nulli Fidelium di Papa Alessandro II, successivamente riconfermata da Papa Gregorio VII. Nel 1080 furono redatte le Constitutiones Camaldolesi del Beato Rodolfo [morto nel 1089]. Nel corso del  pontificato di  Papa Alessandro III (1159-1181), Camaldoli si troverà ad affrontare le prime difficoltà dovute alla sua vasta “signoria feudale”, contestata dalla Diocesi, dai signori vicini e anche dagli stessi sudditi. Nel 1187 oltre alle conferme su diritti e proprietà da parte del papa Clemente III (1181-1191), anche l’Imperatore Enrico VI ( morto nel 1197), oltre a numerose donazioni, concesse l’immunità all’Eremo di Camaldoli.

In epoca umanistica Camaldoli diventò un centro culturale di primaria importanza, mentre le risorse forestali furono una fonte fondamentale per l'arricchimento dell'Ordine Camaldolese. L'epoca napoleonica, che comportò la soppressione di molti ordini religiosi, nonché la dispersione di numerose opere d'arte, segnò il declino dell'ordine Camaldolese, che continuò anche dopo l'Unità d'Italia, quando i beni dell'Ordine furono confiscati dallo Stato. Un rinnovato vigore dell'Ordine fu registrato verso la seconda metà del XX secolo e oggi Camaldoli costituisce uno dei punti nodali del turismo spirituale e culturale dell'intera Italia ( Codice forestale Camaldolese).

Fonti:

“Codice forestale Camaldolese. La regola della vita eremitica, ovvero le Constitutiones Camaldulenses”, a cura di  Raoul Romano,  Roma, INEA, 2010, Vol. I, pp. 67-89.

 I Fasti della chiesa nella vita dei santi ..., Milano, 1824, Vol. II, pp. 246-247 nota 1.

L. Licciardello, Consuetudo Camaldulensis. Rodulphi Constitutiones Liber Eremitice Regule, Firenze,  2004, pp. 2-4.

Monumenta Historiae Patriae, 1861, Tomo X, p. 191 e  G. Vedovato, Camaldoli, pp. 72-76.

G. Vedovato, Camaldoli e la sua congregazione dalle origini al 1184, Cesena, Storia e documentazione,  p. 127.


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