Adrano è l'antica Adranòn, detta in latino Hadranum.
Il territorio di Adrano è di antico popolamento; infatti, gli scavi
archeologici condotti da Paolo Orsi e
poi proseguiti nel corso degli anni hanno portato alla luce alcuni villaggi ,
composti da capanne protette da trincee e alcune necropoli a fossa ovale, che
indicano chiaramente la tendenza delle antiche popolazioni sicule a insediarsi
nelle zone di pianura in vicinanza dei fiumi. In particolare, l'insediamento
umano nel territorio di Adrano è rappresentato dai resti di un villaggio di
tipo castellucciano. Secondo gli studiosi i villaggi castellucciani
erano costruiti in luoghi “facilmente difendibili, con opere costruite per
l'accesso con un impianto studiato su speroni rocciosi” (M. Coppa).
Diodoro Siculo e altri autori antichi identificarono il sito di Adrano con quello
dell’antica città di Inessa, ma la
cosa è molto dubbia, perché ci sono almeno due siti in cui potremmo
identificare Inessa:
“ Alcuni
proposero la identificazione di Inessa con Adrano; il Savasta pose invece Etna-Inessa a Paterno, e metteva
in evidenza la sua ubicazione tra Centuripe e Catania” ( G. Rizza). Un
contributo decisivo per la scoperta di insediamenti umani nel territorio di
Adrano fu quello di P. Orsi (Adrano e la
città sicula del Mendolito) e della Soprintendenza ai beni archeologici di
Siracusa e di Catania a partire dagli anni ‘60. Tutta la zona di Adrano fu
coinvolta nella politica espansionistica di Siracusa , che ottenne la completa egemonia della Sicilia centro
orientale. Nel quadro della loro conquista, i Siracusani fondarono una nuova
colonia, chiamata Adrano. Il fondatore della città fu Dionisio nel 400 a. C.,
che poi i Romani chiamarono Hadranum,
situata sul sito fortificato della rocca di Giambruno, dove esisteva il
santuario di Adranòs, una tra le più importanti divinità dei
Siculi.
Di qui
dunque deriva l'etimologia della città, che ovviamente è riferita al culto del
dio Adranòs, che, secondo la leggenda
di fondazione, ebbe anche una parte di rilievo nella storia della città.
Infatti essa era travagliata dalle lotte interne tra Timoleonte e Iceta:
“[...] Adrano
è presentato come un dio guerriero,
la cui statua di culto suda miracolosamente e agita la lancia all'arrivo del
condottiero corinzio, segnalando così agli Adraniti, indecisi se prendere
partito per Timoleonte o per il tiranno Iceta, quale sia la giusta decisione da
prendere, cioè schierarsi dalla parte del vincitore corinzio. Adranòs, nella sua qualità di Phylatton Daimon (divinità protettrice)
interviene poi in un altro luogo
salvando miracolosamente la vita a Timoleonte, che stava per essere
assassinato da due sicari di Iceta, mentre sacrificava sull'altare del dio.
L'azione di Adranòs è coerente con
la sua capacità di identificare e punire coloro che si presentano alla sua
sacra dimora in condizioni di empietà o con sacrileghe intenzioni. Plutarco
inoltre ci segnala la diffusione del culto anche in altri villaggi dell'isola,
diffusione che se da un lato appare […] come l'esito di un confronto
politico-ideologico tra il gruppo etnico Siceliota e i Siculi ” (N. Cusumano).
La città di
Adrano si scontrò duramente con i Romani,
opponendosi alla loro conquista nel 263 a. C., al tempo della prima guerra punica, subendo un pesante
assedio che culminò con la totale distruzione della città. Le ricerche
archeologiche documentano con chiarezza i segni ed il grado di distruzione
inferto alla città greca, di cui rimangono anche i resti della successiva centuriatio romana, che sembrano
estendersi fino al Mendolito ed ad altre contrade. La città fu dotata dai
Romani di una importante rete stradale, con funzioni di carattere militare ed
economico, di cui parlano l' Itinerarium Antonini e la Tabula Peutingeriana. Il cosiddetto Ponte dei Saraceni, che ingloba in sé
elementi di stile tipicamente romano dimostra inoltre che Adrano ritornò
nell'Alto Medioevo ad essere una importante roccaforte araba per il controllo
strategico degli accessi e degli itinerari
lungo il fiume Simeto.
Nella
distinzione amministrativa dei
musulmani, Adrano vide pertanto rafforzata ancora una volta la sua
funzione militare. Per i conquistatori arabi il territorio di Adrano fu
importante non solo dal punto di vista militare; esso era infatti ricco di
acque fluviali e sorgive, e ciò diede un particolare impulso alla fondazione di
nuovi villaggi e casali. L'apporto culturale degli Arabi fu notevole sotto
l'aspetto dell'agricoltura; essi infatti introdussero nuovi tipi colture come
il lino , il cotone gli ortaggi, gli agrumi, il gelso, la canna da
zucchero, il riso, nonché
importanti tecniche agricole per l'irrigazione dei campi.
La crisi
dell’ insediamento arabi di Adrano iniziò con l’avvento in Sicilia dei Normanni. Occupata Messina e le valli
dell'alto Simeto e del Salso, i Normanni avanzarono verso Catania, incontrando
la resistenza dei presidi dei centri agricoli arabi situati lungo il fiume
Simeto. Adrano-Adernò fu conquistata dai Normanni dopo la caduta di un
importante casale, chiamato Bulichiel.
Nella ripartizione della Sicilia in diocesi voluta da Ruggero,
Adrano entrò a far parte della Contea di Catania, ed essa fu infeudata al
vescovo Angerio. In seguito fu
assegnata ai membri della famiglia reale, facendo capo ad un vasto territorio
comprendente Centorbi e confinante a Sud-est con le terre di Paternò.
Nel
corso della minore età di Ruggero II, la città ed il suo
territorio furono oggetto di una vasta operazione di infeudamento delle terre
più fertili della Sicilia orientale ai nobili di origine Normanna, spesso imparentati
con la regina Adelasia, sotto la reggenza della quale si determinò un largo
fenomeno di immigrazione di coloni normanni provenienti dall'Italia
settentrionale, i cosiddetti Aleramici e i Longobardi (detti
“Lombardi”). Al popolamento del territorio da parte dei feudatari seguì il
richiamo di coloni nelle terre dei monasteri
latini e basiliani (ossia cristiani di rito greco). Come dicevamo, la
giurisdizione feudale fu esercitata da famiglie direttamente legate alla
dinastia normanna, e si estendeva su un vastissimo territorio comprendente,
oltre ad Adrano, anche Centorbi,
Paternò, Capizzi, e altre località.
Per la organizzazione del suo territorio, Ruggero necessitava di conoscere molto
bene la situazione delle proprietà terriere. Di qui nacque l'opera di geografia
più importante del Medioevo Siciliano, ovvero Il Libro di Re Ruggero, opera del geografo arabo Al Idrisi, che lo scrisse per diretto
incarico di Ruggero II. Secondo Al Idrisi, Adrano era un
“grazioso casale, quasi una piccola città;
essa sorgeva su una cima rupestre, era dotata di un mercato, di un bagno, di
una bella rocca e abbondava di acque. Essa era situata ai piedi dell'Etna” (Al
Idrisi).
Adrano in seguito si ingrandì non solo grazie
all'attività edilizia avviata dai grandi
signori feudali ma anche dai monasteri. In età moderna Guglielmo Raimondo Moncada nel 1501 ottenne dal sovrano una
“licentia populandi” (licenza di ripopolamento). Tale privilegio, promulgato
dalla Corona, consentì a Guglielmo
Francesco Moncada di ricostruire e ripopolare Adrano. Questo fenomeno di
ripopolamento delle campagne fu un evento epocale per la Sicilia, ed è stato
ampiamente studiato. In generale, possiamo affermare che esso fu
“il frutto
di una scelta deliberata di popolamento da parte di un Signore; essa era poi
sancita dall’autorità con la concessione di una ‘licentia populandi’. Con
questo evento storico, la colonizzazione feudale visse la sua epoca aurea nei
sessant’anni tra il 1590 e il 1650. Il secentesco ‘ritorno alla terra’ si caratterizzò
dunque in Sicilia per questo imponente sforzo baronale di ripopolamento della
campagna” (F. Benigno).
Tuttavia,
rimarchiamo anche il fatto che la tendenza al ripopolamento delle campagne
siciliane fu per la nobiltà locale non soltanto un colossale affare economico,
ma anche uno strumento per il raggiungimento di un rango più elevato negli
“onori nobiliari”, con un conseguente accrescimento anche del proprio potere
politico. Le aumentate risorse economiche derivanti dalle attività industriali
e commerciali produssero un processo di sviluppo della città. Le comunità
religiose costruirono case, chiese e palazzi, e il fervore religioso legato
alla Controriforma diede ampio
spazio allo sviluppo dello stile Barocco,
che determinò un'attività di costruzione e di ricostruzione degli edifici
ecclesiastici grazie alla potenza economica raggiunta in questo periodo dalle
istituzioni religiose.
Ad esso si
accompagnò l'edificazione delle nuove residenze della nobiltà locale concepita
per aderire agli stilemi dello stile Barocco sotto il profilo architettonico e
funzionale, e per stabile una nuova armonia con l'impianto urbano. A ciò si
aggiunse anche la ristrutturazione dei conventi
e dei monasteri, che a partire
dalla metà del XVI secolo furono edificati dentro la città. Le nuove
costruzioni religiose e civili sorsero all'interno dei quartieri
cinquecenteschi e medioevali, nelle aree
libere occupate da orti e giardini.
Dopo il
lungo periodo di decadenza demografica ed economica conseguente al terremoto
del 1693, che si protrasse anche nel secolo successivo, con l'avvento dei Borboni la città conobbe una nuova
espansione edilizia. A partire dal 1750 il recupero demografico provocò
l'ampliamento della città verso nord fino all'attuale piazza Leone XIII, con la
costruzione del quartiere di S. Filippo, sorto intorno alla Chiesa costruita
verso la fine del XVIII secolo; e anche altri ampliamenti furono effettuati nel
corso del XIX secolo. Oggi Adrano, per i monumenti
storici e il ricchissimo patrimonio
archeologico ed artistico è una
città con una forte vocazione turistico-culturale, cui si accompagna un
paesaggio che sedusse tutti gli osservatori stranieri che, fino dal XIX secolo,
ebbero la possibilità di visitare l’antichissima Adranòn.
Fonti:
Al Idrisi, Il libro di Ruggero, a cura di M. Amari, Roma, Salviucci, 1883, p. 56.
F. Benigno,
“Vecchio e nuovo nella Sicilia del Seicento: il ruolo della colonizzazione
feudale”, in Studi storici, 1986, n.
1, p. 95.
M. Coppa, Storia dell'urbanistica: Dalle origini all'ellenismo, Torino, Einaudi, 1969, Vol.
II, pp. 593 sgg.
N. Cusumano,
“Siculi”, in Ethne e religioni nella Sicilia
antica, in Atti del Convegno
internazionale ( Palermo, 6-7 dicembre 2000), Roma, 2006, pp. 129-130.
P. Orsi,
“Adrano e la città sicula del Mendolito”, 1898-1909 (a cura di P. Pelagatti),
in Archivio storico siracusano, p.
137.
G. Rizza, “Scoperta
di una città antica sulle rive del Simeto: Etna-Inessa?” in La parola del passato, 1972, p. 473
nota.
G.
Savasta, Memorie storiche della città di Paternò, I, Catania, 1905, p. 26
sgg.
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